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Ilaz

L’opera di Ilaz (Ilaria Bochicchio), seppur stratiforme, mantiene sempre il suo naturale baricentro in un soggetto preciso e ricorrente: il corpo. Un corpo pressoché irriconoscibile, trasformato in una massa che testimonia le violenze da esso subite, specialmente quelle auto inflitte; c’è la distruzione assoluta della forma, dell’identità e di qualsivoglia personificazione dell’individuo, come a voler documentare le conseguenze più estreme cui la voracità contemporanea conduce.

Ilaz costringe l’osservatore a confrontarsi con tutta la potenza del colore e della pesantezza materica, creando un corpus di lavori le cui urla rimbombano nelle orecchie dei presenti, anche in quelle di coloro che distolgono lo sguardo.